Secondo quanto riportato negli ultimi report dell’Osservatorio Cyber di CRIF, i dati dei cittadini Italiani sarebbero sempre più diffusi nel Dark Web. Una volta disponibili nella parte più oscura della Rete essi diventerebbero oggetto di compravendita e spesso sarebbero utilizzati per scopi malevoli come per esempio l’organizzazione di campagne di phishing.
Il fenomeno avrebbe registrato un incremento importante nel corso del 2022, durante la prima metà dell’anno corrente infatti i dati personali circolanti sul Dark Web sarebbero aumentati di oltre il 44%. è però utile notare come nella Penisola vi siano aree fortemente più colpite di altre come per esempio il Lazio (21.5% sul dato complessivo) e la Lombardia (13.4%).
A circolare più di frequente sarebbero le combinazioni tra numeri di carte di credito, codici di sicurezza e date di scadenza (rilevate nell’95.9% dei casi), seguite da indirizzi di posta elettronica e password (88.1%), username e password (79.9%), numero di telefono, nome e cognome (52.2%) e infine da recapito telefonico più password (33.7%).
Tali informazioni sarebbero a disposizione dei cybercriminali su siti Web specializzati, gruppi, community e forum di discussione. A favorire i protagonisti di questo "settore" vi sarebbe in particolare il fatto che il Dark Web funziona con regole proprie che spesso sono molto differenti rispetto a quelle da sempre "in vigore" nel resto del Web.
Tra le cause di questa vera e propria emorragia di dati a favore del mercato illegale vi sarebbe in particolare la tendenza ad utilizzare password poco sicure per proteggere i propri account, una problematica che coinvolgerebbe sia i privati che le aziende sottolineando quando in Italia sia ancora poco affermata la cultura della Cybersecurity.