L’ultimo report si sicurezza della Symantec avrebbe evidenziato un preoccupante aumento delle attività di Cryptojacking nel corso del 2017, attraverso di esse utenti malintenzionati riescono a prendere il controllo di terminali remoti per svolgere procedure di mining finalizzate alla produzione di cryptovalute.
I numeri presentati dagli analisti della società statunitense sono impressionanti, basti pensare che soltanto nell’ultimo trimestre dello scorso anno sarebbe stato rilevato un incremento del fenomeno pari all’8.500%, con 1.8 milioni di coin miner scoperti. Alla base di tutto vi sarebbero semplici script in grado di prelevare le risorse necessarie per produrre valuta digtale.
Il Cryptojacking necessita in particolare di connettività e risorse hardware, dotazioni che vengono prelevate dalle postazioni colpite all’insaputa dei loro legittimi utilizzatori. Ciò avviene in modo estremamente subdolo, colpendo un gran numero di terminali e sottraendo da ciascuno di essi soltanto una piccola parte di risorse.
Curiosamente, la cryptovaluta maggiormente coinvolta in questo tipo di azioni non sarebbe il Bitcoin ma Monero (chiamata in precedenza BitMonero), una moneta virtuale creata nel 2014 che è stata concepita per tutelare quanto più possibile la privacy dei suoi possessori, ciò grazie all’utilizzo del protocollo alternativo CryptoNight in grado di offuscare i processi in Blockchain.
Contestualmente all’affermarsi del Cryptojacking starebbero invece diminuendo gli episodi legati ai ransomware, cioè alla richiesta di riscatti sotto forma di cryptovaluta per la "liberazione" di contenuti illecitamente cifrati. Sarebbe stata inoltre osservata una minore entità media dei riscatti richiesti, scesa di circa il 50% nell’arco di 12 mesi.