Secondo uno studio condotto da Euipo (European Union Intellectual Property Office) intitolato "I cittadini europei e la proprietà intellettuale", almeno il 9% degli europei avrebbe comprato un prodotto contraffatto su Internet. Nella maggior parte dei casi ciò non sarebbe avvenuto in malafede ma per via di informazioni tese a millantare l’originalità dell’articolo acquistato.
In base al sondaggio effettuato i ricercatori avrebbero rilevato una sostanziale incapacità da parte degli utenti di distinguere ciò che è falso da quello che non lo è, a ciò si aggiungerebbe l’attività di merchant molto più propensi a puntare sull’estrema convenienza dei prezzi che a fornire informazioni chiare e comprensibili sulla natura dei prodotti e l’identità dei produttori.
Tale problematica sarebbe particolarmente sentita in Bulgaria (con il 19% degli acquirenti che avrebbe acquistato prodotti contraffatti), in Romania (16%), Ungheria (14%) e in generale in tutta l’Europa dell’Est. Meno interessata dalla piaga del "tarocco" sarebbe invece l’Europa Settentrionale con la Danimarca al 3% e la Svezia al 2%.
Buone notizie invece dall’Italia dove sarebbe stato registrato un dato inferiore a quello medio del Vecchio Continente, il 6%. Il fenomeno dei prodotti contraffatti è comunque presente anche nel nostro Paese e potrebbe diventare sempre più grave ora che, in seguito all’emergenza pandemica, l’abitudine di frequentare gli e-commerce è diventata strutturale in molte aree delle Penisola.
Il valore assoluto dei prodotti falsificati sul mercato europeo sarebbe attualmente pari a 121 miliardi di euro, parliamo in termini percentuali di 6.8 punti sul complesso delle importazioni. Da segnalare inoltre che a questo fenomeno può essere annesso anche quello delle Ip-Tv pirata che da sole priverebbero il comparto del broadcasting legale di circa 1 miliardo di euro.