La Site Isolation è una funzionalità già inclusa in Google Chrome con la versione 63 che vedremo operare di default a partire dalla release 67 del browser; grazie ad essa ogni scheda aperta da un utente agisce come un processo a sé stante, isolato appunto dal resto dei task inizializzati attraverso l’applicazione.
Quali sono i vantaggi di questa impostazione? Innanzitutto una maggiore sicurezza dovuta al fatto che ciascun processo funziona sulla base di risorse dedicate, in secondo luogo l’isolamento dovrebbe portare ad un più alto grado di stabilità: nel caso in cui un processo dovesse dar luogo a malfunzionamenti questi non coinvolgeranno le altre schede.
Fin qui tutto bene, ma la Site Isolation sembrerebbe essere una feature pensata per terminali dotati di configurazioni elevate, dedicare risose invece di condividerle significa infatti impiegarle in grandi quantità. Nel caso in cui ci si trovi a dover gestire un buon numero di schede aperte questo limite potrebbe quindi risultare evidente.
Chrome, soprattutto se ci riferisce agli ultimi rilasci, è un browser abbastanza avido di memoria RAM e i suoi utilizzatori sono già abituati ad altri livelli di consumo, ma stando alle caratteristiche della Site Isolation il dispendio potrebbe essere presto ancora più gravoso, fino a superare del 10/20% quello attualmente richiesto.
Per rendere meno indolore l’introduzione della Site Isolation Mountain View ha deciso di recuperare risorse definendo regole più restrittive per le estensioni del Chrome Web Store, non verranno quindi più accettate alcune soluzioni, come per esempio quelle per il mining delle cryptovalute, che spesso attivano processi in background senza l’autorizzazione degli utenti.