La navigazione in incognito, o privata, è ormai in dotazione tramite tutti i principali browser Web. Essa permette di utilizzare la Rete senza lasciare tracce (cronologia, cache, cookie..). L’anonimato garantito è però soltanto parziale, questo perché diversi servizi, come per esempio quelli relativi all’advertising, riescono comunque ad effettuare un’attività di tracciamento.
Problemi di tracciamento per gli utenti in incognito: Chrome ci mette una pezza
Alla base di questo tentativo di profilazione vi è l’utilizzo di un’API (Application Programming Interface) chiamata FileSystem che qualcuno ha definito come una specie di "super cookie". Si tratta, in sostanza, di un’interfaccia di programmazione tramite la quale uno sviluppatore può leggere ed archiviare informazioni sul dispositivo dell’utente un po’ come si fa coi cookie.
FileSystem è stata creata dai coder di Mountain View nel corso del 2010. Google Chrome provvede a disabilitare l’API durante la navigazione in incognito, ma in questo modo gli script per il tracciamento dispongono già di una prima informazione utile alla creazione di un profilo, rilevando appunto l’attivazione della modalità di navigazione privata.
Per rimediare almeno in parte a questa problematica gli sviluppatori del browser di Big G hanno deciso di migliorare ulteriormente la modalità incognito della loro applicazione, facendo in modo che l’eventuale richiesta della creazione di un nuovo File System virtuale venga bloccata attraverso la generazione via RAM di un ulteriore File System che lo sovrascriva.
Navigazione in incognito non significa navigare in modo realmente anonimo!
In attesa si questa novità, si ricorda che la navigazione in incognito si occupa unicamente di non archiviare le informazioni relative ad una sessione online, anonimizza quindi la navigazione unicamente sul client in uso. Non va invece utilizzato in sostituzione di piattaforme che garantiscono l’effettivo anonimato su Internet come la rete TOR.