Contrariamente a quanto ci si aspettava prima dell’offerta pubblica, il collocamento dei titoli azionari del social network più grande della Rete ha avuto un esito negativo già a partire dal debutto in Borsa per poi addirittura peggiorare nei giorni successivi.
La perdita in termini di capitalizzazione da parte del gruppo è stata abbastanza pesante, tanto più se si pensa che nella seduta del 22 maggio le azioni hanno perso quasi il 9% del loro valore che si va ad acculmulare con i ribassi già registrati in precedenza.
Eppure c’è chi sospetta che dietro tale andamento vi sia una precisa volontà della principali banche d’affari statunitensi (Morgan Stanley, Goldman Sachs e JP Morgan), queste ultime hanno infatti tagliato l’outlook dei titoli FB già prima che questi esordissero nell’indice Nasdaq.
L’outlook misura in pratica le prospettive di incremento del valore di un’azione, perché quindi questa decisione da parte dei giganti della finanza? L’ipotesi è che le prossime trimestrali del gruppo potrebbero non essere all’altezza di una capitalizzazione da oltre 100 miliardi. Ma se questo è vero, perché i piccoli investitori non sono stati informati?
Sulla questione la SEC (l’organismo di vigilanza della borsa statunitense) ha aperto un’inchiesta al fine di fare chiarezza circa eventuali responsabilità di Zuckerberg e soci o delle stesse banche d’affari che hanno curato l’IPO di Facebook.