Nelle scorse ore i rappresentanti di OpenAI, organizzazione che si occupa di sviluppare il modello generativo GPT e il chatbot ChatGPT, hanno tenuto un incontro con il Garante della Privacy italiano per discutere del provvedimento di quest’ultimo che ha portato all’interruzione del servizio nel nostro Paese, da cui è raggiungibile solo tramite VPN.
A tal proposito è utile ricordare che OpenAI ha disabilitato l’accesso a ChatGPT dalla Penisola dopo che l’Authority ha richiesto dei chiarimenti in merito all’assenza di un’informativa sul trattamento dei dati personali, alle modalità con cui vengono elaborate tali informazioni e ai mancati controlli sull’utilizzo della piattaforma da parte dei minori.
Nel complesso il confronto avrebbe avuto una durata di 3 ore. Durante il colloquio OpenAI si sarebbe dichiarata disposta a collaborare, sottolineando ancora una volta quella che era la sua posizione iniziale. Da parte sua il Garante avrebbe ribadito invece di non aver alcuna intenzione di ostacolare i progressi nell’ambito delle Intelligenze Artificiali.
Pur sottolineando la sua convinzione che ChatGPT sia già conforme con il GDPR, OpenAI avrebbe intenzione di intraprendere delle iniziative mirate a rendere più trasparenti le modalità di trattamento dei dati dei propri utenti, ad essi dovrebbe essere dato anche un maggior potere di determinare il destino delle informazioni che li riguardano in prima persona.
Nello stesso modo il gruppo statunitense avrebbe in programma di introdurre un sistema più efficace con cui verificare l’età degli utilizzatori. A questo punto il Garante avrà il compito di valutare la bontà delle proposte di OpenAI e, se effettivamente si dovesse trovare un punto d’incontro, ChatGPT potrebbe tornare ad essere disponibile in Italia.