Alcune settimane fa il Garante della Privacy italiano ha dato vita ad un’instruttoria su ChatGPT richiedendo ai responsabili della casa madre del chatbot, OpenAI, di chiarire le modalità utilizzate dalla piattaforma per il trattamento dei dati personali degli utenti e nel controllo dell’età degli utilizzatori, con particolare riferimento ai minori.
La reazione della controparte statunitense è stata praticamente immediata e il servizio è stato bloccato divenendo indisponibile nel nostro Pease per iniziativa degli stessi gestori. La posizione dell’Authority non è stata però condivisa da molti e tra le voci più critiche vi sarebbe stata anche quella di Volker Wissing, ministro del governo tedesco per il digitale.
Come precisato dal politico teutonico, la scelta dell’Italia sarebbe stata sbagliata in quanto seguirne l’esempio porterebbe l’Europa a non realizzare alcuna applicazione basata sulle Intelligenze Artificiali. Verrebbe così a profilarsi un futuro, se non un presente, in cui le uniche realtà a sviluppare soluzioni in questo settore sarebbero quella americane e cinesi.
A parere di Wissing, il modo più corretto per gestire i cambiamenti portati dai modelli generativi non sarebbe quello di applicare dei divieti ma di creare quanto prima una legislazione adeguata. Tale normativa dovrebbe essere ispirata ai valori di neutralità, trasparenza e democrazia che da sempre animano le decisioni degli stati membri.
Rispondendo a tali affermazioni, il presidende dell’Autorità Garante dei Dati Personali Pasquale Stanzione avrebbe sottolineato che nel caso in cui OpenAI si dovesse dimostrare disponibile ad una maggiore compliance con le normative vigenti in tema di tutela della privacy non vi sarebbe alcun ostacolo all’utilizzo di ChatGPT anche in Italia.