Stando ad una recente sentenza della Corte Cassazione, il Bitcoin dovrebbe essere considerato un prodotto finanziario vero e proprio e non una "semplice" moneta, per questo motivo il suo impiego è regolato nel nostro Paese da quanto previsto nel TUF, il Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria noto anche come Testo unico della Finanza.
Chiaramente il pronunciamento non riguarda unicamente la più nota delle cryptovalute ma il settore nel suo complesso, l’iniziativa dei giudici della Suprema Corte sarebbe partita dal caso di una persona che avrebbe utilizzato il proprio sito Web per promuovere l’acquisto di Bitcoin tramite una piattaforma dedicata all’incontro tra compratori e venditori.
A determinare l’intervento della Cassazione sarebbe stato un ricorso presentato contro una decisione del Tribunale del riesame di Milano, oggetto del contendere era la linea scelta dal collegio di difesa secondo cui, dato che la valute digitali non potevano essere considerate dei prodotti finanziari, la loro gestione non doveva sottostare a quanto previsto dal TUF.
Il Bitcoin non è una moneta ma uno strumento finanziario in grado di produrre guadagno
In disaccordo con tale posizione, la Cassazione avrebbe sostenuto invece che promuovere un prodotto come opportunità di investimento renderebbe quest’ultimo un prodotto di tipo finanziario e promuoverne la vendita un’attività di intermediazione finanziaria, da qui l’esigenza di adempiere ai dettami del TUF per operare a norma di legge.
Per quanto utile a livello interpretativo, la sentenza della Cassazione potrebbe aggiungere un ulteriore elemento di confusione in un comparto non del tutto regolamentato, la Corte Europea della Giustizia considera infatti le cryptovalute come degli strumenti di pagamento, mentre per la nostra Agenzia delle Entrate esse sono beni in grado di produrre plusvalenze e quindi tassabili.