Bitcoin, la cryptovaluta più famosa al Mondo, è stata coinvolta dal terzo halving della sua storia iniziata nel corso del 2008. In sotanza il valore del mining per la produzione di questa moneta virtuale è stato dimezzato, motivo per il quale un blocco non corrisponderà più a 12.50 Bitcoin ma a 6.25 anche se per produrlo verrà richiesta la stessa potenza di calcolo.
Come anticipato, non si tratta del primo halving subito dalla creatura del misterioso sviluppatore giapponese noto con lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto. Il primo episodio di questo genere venne registrato nel corso del 2012 (da 50 a 25 Bitcoin per singolo blocco), mentre il secondo risale al 2016 (da 25 a 12.50 Bitcoin) rispettando la periodicità quadriennale.
A livello tecnico l’halving è un’operazione necessaria, a tal proposito è infatti importante ricordare che il numero di Bitcoin generabili è limitato. Se ne potrà produrre un massimo di 21 milioni di unità, attualmente dovrebbe essere stata raggiunta quota 18.370.000 e il limite predefinito dovrebbe essere raggiunto tra oltre un secolo, nel 2140.
Il numero di miners Bitcoin, che arrivò a livelli altissimi nel corso del 2017 quando la cryptovaluta raggiunse il suo picco massimo in termini di valore, è oggi più molto più basso che in passato. Presumibilmente l’ultimo halving contribuirà a snellire le fila di coloro che si dedicano a tale attività divenuta ormai particolarmente costosa e molto meno redditizia.
Rimane in piedi, e per alcuni versi si aggrava, la problematica relativa all’impatto ambientale del mining. D’ora in poi per dar vita allo stesso quantitativo di Bitcoin sarà necessario il doppio del consumo energetico richiesto prima dell’halving, senza contare che molti impianti dovranno migrare a configurazioni più avanzate determinando una forte produzione di rifiuti elettronici.