Secondo gli ultimi dati presentati dall’associazione industriale Orgalime, i comparti a più alto contenuto tecnologico (ingegneria elettronica, elettrica e meccanica) starebbero crescendo ad un ritmo doppio rispetto a quello del PIL (Prodotto Interno Lordo) dell’Unione Europea, ciò grazie ad un incremento del 2.5% nel corso del 2017 che diventerà pari a 3.5 punti nel 2018.
Questo andamento avrebbe consentito di creare 350 mila nuovi posti di lavoro nel corso dell’ultimo quinquennio, entro l’anno corrente gli occupati nei settori analizzati saranno quindi 11.2 milioni nel solo Vecchio Continente. Nonostante l’attuale tendenza positiva si starebbero però affermando dei fenomeni che nel prossimo futuro potrebbero rappresentare degli ostacoli per la crescita.
Parliamo infatti di attività (le cosiddette "tech firms") il cui successo è fortemente legato alle esportazioni, per fare un esempio basterebbe pensare che queste ultime avrebbero generato un giro d’affari superiore ai 560 miliardi di euro nel 2016. Eventuali spinte protezionistiche, con l’imposizione di dazi, potrebbero quindi influire negativamente sul business High Tech nel suo complesso.
I "conflitti" commerciali in atto starebbero già producendo i primi risultati imprevisti, basti pensare alle recenti dichiarazioni di Jack Ma, fondatore del colosso dell’e-commerce Alibaba, intenzionato a non creare più il milione di posti di lavoro promessi agli Statunitensi come risposta alle politiche di chiusura verso la Cina dell’Amministrazione Trump.
L’Europa, per sua vocazione contraria ai dazi doganali, potrebbe quindi trovarsi schiacciata nello scontro tra le due più grandi superpotenze economiche del Mondo. Orgalime indicherebbe in una maggiore deregolamentazione, in una politica fiscale più favorevole alle imprese e in minori oneri burocratici le migliori soluzioni per mantenere competitivo l’High Tech europeo.