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TikTok: il rischio di ban negli USA si fa più serio

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha concesso l’avvio di audizioni nel caso che potrebbe portare al ban di TikTok sul territorio statunitense. La decisione, comunicata il 18 dicembre 2024, arriva dopo mesi di dibattiti e ricorsi legali presentati sia dalle autorità governative USA che dai legali dell’azienda cinese ByteDance. Proprietaria dell’applicazione.

TikTok è un pericolo per la sicurezza nazionale?

Al centro della controversia c’è una questione cruciale riferita alla sicurezza nazionale. Le agenzie federali e alcuni membri del Congresso sostengono infatti da tempo che TikTok possa essere usata dal governo cinese per raccogliere informazioni sensibili sugli utenti statunitensi. Ciò permetterebbe di influenzare l’opinione pubblica e i processi democratici. Gli oppositori del divieto affermano invece che non siano state fornite prove concrete di una minaccia reale. Puntano così il dito contro ciò che considerano un approccio protezionista e discriminatorio. Con il pericolo di danneggiare la libertà di espressione online.

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L’udienza rappresenterà quindi un momento chiave per stabilire se il governo americano abbia il diritto di imporre limitazioni così estese su un servizio di origine straniera. Tali limitazioni sono giustificate da una effettiva esigenza di sicurezza? I giudici dovranno bilanciare interesse nazionale e diritti garantiti dal Primo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. quest’ultimo infatti protegge la libertà di parola e d’informazione.

Sentenza appena per la metà del 2025

TikTok, ormai da anni al centro di polemiche politiche e mediatiche, conta centinaia di milioni di utenti attivi negli ed è parte dell’ecosistema culturale e mediatico degli USA. Un eventuale divieto potrebbe avere conseguenze sul panorama dei social media e innescare un effetto domino su altre piattaforme e app di provenienza straniera perché costituirebbe di fatto un precedente.

Nei prossimi mesi, entrambe le parti presenteranno le proprie argomentazioni davanti alla Corte. Questo con l’obiettivo di convincere i giudici sulla legittimità o meno di una misura così drastica come il ban. La sentenza è prevista per la metà del 2025. Sarà quindi valutata con attenzione anche dagli esperti di diritto internazionale e dalle organizzazioni per i diritti digitali.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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