Il CEO di Instagram, Adam Mosseri, ha pubblicato un post per smentire (nuovamente) una delle teorie più diffuse sul funzionamento delle piattaforme di Meta: l’idea che l’azienda utilizzi i microfoni degli smartphone per registrare le conversazioni private e proporre inserzioni pubblicitarie mirate.
Pubblicità mirata senza “ascoltare” i microfoni
Secondo Mosseri, questa convinzione è frutto di coincidenze e percezioni distorte. Il chiarimento arriva però proprio mentre Meta ha annunciato un importante cambiamento nel proprio modello di business pubblicitario: l’integrazione dei dati raccolti dalle interazioni con l’AI per rendere ancora più accurato il targeting degli annunci.
Mosseri ha ribadito che l’uso dei microfoni per scopi pubblicitari non è tecnicamente plausibile né sostenibile: un tale approccio sarebbe facilmente rilevabile dagli utenti attraverso indicatori come il consumo anomalo di batteria o l’attivazione delle spie luminose. Già in passato Meta aveva escluso categoricamente l’esistenza di questa pratica.
In realtà, la precisione delle raccomandazioni pubblicitarie deriverebbe dall’algoritmo utilizzato che sfrutta i dati forniti dagli inserzionisti e le informazioni sui comportamenti di utenti con interessi simili. Questo meccanismo, perfezionato nel tempo, ha permesso a Meta di mostrare annunci sempre più “su misura”.
L’AI è un nuovo strumento di profilazione, anche su Instagram
La vera novità, sottolinea Mosseri, è l’inclusione delle interazioni con chatbot e gli assistenti AI come ulteriore fonte di dati per il targeting. Dal 16 dicembre 2025, infatti, la nuova policy di Meta consentirà l’utilizzo delle conversazioni che gli utenti hanno con l’intelligenza artificiale per affinare le campagne pubblicitarie.
Questo approccio potrebbe essere più efficace dell’attuale modello basato sugli interessi simili tra utenti, le interazioni con l’AI sono infatti in grado di riflettere preferenze, idee e attività personali in modo molto più dettagliato.

