Cloudflare ha reso noto che d’ora in poi l’accesso ai contenuti da parte dei crawler AI sarร bloccato di default salvo un’autorizzazione esplicita da parte dei titolari dei siti web. Si tratta quindi del primo provider di infrastrutture Internet a compiere questo passo con l’intenzione di favorire editori, creatori e sviluppatori.
Cosa cambia con la decisione di Cloudflare
Come sottolineato dall’azienda nel suo annuncio, per anni il web ha funzionato sulla base di uno scambio dai presupposti corretti. I motori di ricerca indicizzano i contenuti e rimandano traffico ai siti originali. Con l’arrivo dell’AI questo modello ha perso invece valore. I crawler AI raccolgono testi, immagini e dati senza consenso e spesso senza citare la fonte. I creator vengono cosรฌ privati di visibilitร e ricavi.
Con la nuova impostazione ogni nuovo sito web cliente di Cloudflare dovrร scegliere se consentire o meno l’accesso ai crawler AI. Non รจ piรน necessario intervenire manualmente, l’opt-out รจ infatti predefinito. Le aziende AI dovranno specificare inoltre se i loro bot raccolgono dati per addestramento, inferenza o ricerca in modo da rendere il loro accesso piรน trasparente.
Secondo il CEO di Cloudflare, Matthew Prince, in questo caso si tratta di ridare potere a chi crea contenuti e costruire un modello sostenibile che tuteli l’Internet aperto. L’iniziativa ha cosรฌ ricevuto il sostegno di oltre 70 realtร tra cui Condรฉ Nast, Reddit, TIME, BuzzFeed, Pinterest, Stack Overflow e Universal Music Group.
Verso la creazione di un mercato dei dati per le AI
Molti editori vedono in questa iniziativa un passo concreto verso una remunerazione piรน equa, simile al sistema delle licenze. L’obiettivo รจ quello di far nascere un mercato dei dati AI, dove il contenuto originale ha un valore e il consenso diventa la base di ogni scambio.
Con oltre il 20% del traffico web globale sotto la sua rete, Cloudflare รจ in una posizione rilevante per definire dei nuovi standard. La sua tecnologia consente giร ora di distinguere tra utenti umani e crawler AI e ora l’azienda punta a creare dei protocolli condivisi per l’identificazione dei bot.