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Web Tax: la UE vuole tassare anche le cessioni di dati

Dopo la pausa estiva i componenti della Commissione per gli Affari economici e monetari del Parlamento Europeo hanno deciso di rimettersi al lavoro sulla Web Tax, una normativa pensata appositamente per tassare i proventi derivanti dalle attività delle società High Tech operanti sul territorio dell’Unione e spesso aventi sede legale in Paesi dove godono di fiscalità di vantaggio.

La bozza più recente prevede un’aliquota del 3% a carico dei ricavi generati dalle aziende che fatturano oltre 50 milioni di euro all’anno, ma le anticipazioni più recenti sembrerebbero testimoniare un ulteriore incremento di questa percentuale. La Commissione avrebbe infatti in progetto di tassare anche le cessioni di dati.

E’ però troppo presto per le conferme, infatti le prossime bozze non dovrebbero essere depositate prima del 9 ottobre. Fatto questo dovrebbe essere stilata una versione da sottoporre al voto entro il 3 dicembre, per poi passare alla fase di approvazione in seduta plenaria del Parlamento Europeo non più tardi di gennaio 2019.

Tra gli stati membri più favorevoli ad una Web Tax particolarmente severa vi sono sono l’Italia e la Francia, mentre si sarebbero dichiarati contrari paesi come l’Olanda e l’Irlanda nonché varie realtà del Nord Europa. Chiaramente ad opporsi maggiormente sono quelle realtà che ospitano le sedi legali delle multinazionali coinvolte.

In realtà, come emerso dall’ultimo G20 svoltosi presso Buons Aires, il tema della Web Tax viene percepito come un argomento d’importanza globale. La UE avrebbe però osservato un’eccessiva cautela in merito da parte di diversi stati non membri e vorrebbe procedere approvando una bozza di tassazione provvisoria entro la fine del 2018.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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