La Web Tax continua a far parlare di sé: diversi governi degli stati membri dell’Unione Europea sono intenzionati a riformulare l’imposizione fiscale per le multinazionali che operano da Paesi in cui godono di un trattamento di vantaggio, ma ad ostacolare l’eventuale decisione comune sarebbe la contrarietà di alcuni stati, Svezia, Danimarca e Finlandia in primis.
Da cosa nascerebbe però l’opposizione della compagine scandinava? Sostanzialmente alla convinzione che una legge mirata a tassare il fatturato potrebbe essere oggetto di contestazioni motivate da parte delle aziende, si dovrebbero tassare invece i profitti, sposando una strategia che non miri a punire l’attività delle compagnie.
Tassare il fatturato potrebbe favorire gli operatori più strutturati, come per esempio i sempre citati Google, Facebook e Amazon, cioè quelli in grado di generare i margini operativi più elevati. Chi invece matura utili netti più contenuti, nel caso specifico le aziende più piccole, potrebbe essere invece penalizzato.
Si tratterebbe quindi di un’opposizione per molti aspetti condivisibile, alcuni analisti l’avrebbeo però giudicata ipocrita, questo perché diversi Paesi del Nord Europa ospitano le sedi legali di alcune importanti aziende del digitale. Spotify ha per esempio sede in Svezia, stato che da anni sostiene un florido ecosistema di startup del Web.
Sempre a parere delle nazioni citate, il discorso riguardante la Web Tax non dovrebbe essere affrontato in seno alla UE ma all’interno di un contesto globale, tramite accordi transnazionali. Ad oggi l’Europa starebbe cercando invece di introdurre questa tassa almeno come misura temporanea, in attesa di affrontare l’argomento con gli stati extra UE.