Come è ormai noto anche ai non addetti ai lavoro, il Garante per la protezione dei dati personali italiano ha deciso di aprire un’istruttoria su ChatGPT, il front-end del modello generativo GPT sviluppato da OpenAI. Tale iniziativa ha portato i titolari della piattaforma a disabilitarla per il nostro Paese impedendone l’accesso tramite i comuni browser Web.
La decisione di Sam Altman e soci riguarda anche la formula a pagamento chiamata ChatGPT Plus, disponibile per 20 dollari al mese, che permette di utilizzare una versione della piattaforma più perfomante e avanzata, per questo motivo a chi ha sottoscritto quest’ultima sarebbe stato già assicurato il rimborso delle spese sostenute.
Continua invece ad essere possibile l’impiego della API (Application Programming Interface), quindi si possono ancora realizzare applicazioni che interagiscono con il modello linguistico di OpenAI. Nello stesso modo sono attivi molti dei client GPT alternativi a ChatGPT, questo perché il provvedimento del Garante riguarda nello specifico quest’ultimo.
A questo punto alcuni potrebbero chiedersi: utilizzare ChatGPT è illegale? No, non lo è. Questo perché diversamente da quanto scritto (male) nel comunicato del Garante stesso, l’iniziativa di quest’ultimo non ha determinato un blocco di ufficio del front-end per iniziativa istituzionale. E’ stata invece OpenAI a decidere di bloccare il servizio in Italia.
Quindi accedere a ChatGPT tramite una VPN (Virtual Private Network) o un proxy (sono disponibili delle apposite estensioni sia per Chrome che per Firefox) non è un reato. E’ utile ricordare tra l’altro che anche Bing Chat, variante del motore di ricerca di Microsoft basata su GPT, è al momento perfettamente accessibile anche dalla Penisola.