I ministri della Finanze dell’Unione Europea hanno voluto inviare un messaggio chiaro a Mark Zuckerberg e soci e alle (sempre meno numerose) società che fanno parte della Libra Association: nessuna cryptovaluta creata da privati potrà avere corso legale, e quindi utilizzata dai cittadini, fino a quando non se ne conosceranno nel dettaglio rischi ed eventuali contromisure.
Apparirebbe quindi ancora più chiara la posizione dell’Europa su Libra, la moneta virtuale basata sul wallet Calibra che Menlo Park avrebbe voluto lanciare entro il 2020. L’utilizzo delle cryptovalute mancherebbe infatti di normative adeguate al settore, di organismi regolatori dedicati e di agenzie di controllo che possano garantire la sicurezza dei risparmiatori, degli investitori e del mercato finanziario.
Facebook e gli altri promottori del progetto hanno cercato di mettere Libra al riparo da qualsiasi perplessità istituzionale, scegliendo per esempio di proporla come una stablecoin ancorata ad asset reali che la tutelassero dalle speculazioni. Fin da subito si era cercato di chiarire che questa soluzioni non aveva nulla a che fare con realtà come Bitcoin esposte a notevoli fluttuazioni di valore.
Questi sforzi non sarebbero stati però ripagati. A conferma di ciò vi sarebbero anche alcune defezioni illustri, con aziende del calibro di Mastercard, Visa e Paypal che lo scorso ottobre hanno deciso di lasciare la Libra Association. Il motivo di tali allontanamenti andrebbe forse ricercato nella volontà di declinare gli inviti di un Mark Zuckerberg convinto che non si stesse facendo abbastanza per sostenere pubblicamente la cryptovaluta.
In ogni caso la UE non avrebbe chiuso del tutto gli spazi di trattativa, le discussioni relative alla stesura di un regolamento incentrato sulla gestione delle monete virtuali e sulla loro introduzione nel sistema monetario sarebbero infatti già in corso. La stessa BCE (Banca Centrale Europea) sarebbe oggi impegnata nel realizzare le specifiche per una moneta digitale pubblica.