L’Unione Europea starebbe definendo una sorta di blacklist all’interno della quale elencare le aziende (quasi sempre con sede oltreoceano e molto spesso nella Silicon Valley) che dovranno modificare radicalmente le proprie policy sulla protezione dei dati per non incorrere in pesanti sanzioni e continuare ad operare nei Paesi membri.
Inutile dire che i nomi di grandi compagnie statunitensi come quelli di Google, Facebook, Apple e Amazon potrebbero finire nella lista, la compliance a loro richiesta non riguarderà però soltanto le normative attualmente in vigore ma anche regole che nel corso dei prossimi anni potrebbero diventare ben più stringenti di quelle attuali.
Regole meno severe per le aziende di piccole dimensioni
Stando infatti a quanto riportato nelle scorse ore dal Financial Times, la UE avrebbe intenzione di applicare delle politiche differenti a seconda delle dimensioni delle aziende, realtà meno strutturate rispetto alle Big Company dovranno quindi rispettare dei criteri di conformità meno stringenti. Tra gli obblighi previsti vi sarebbe anche quello della condivisione dei dati.
Per classificare le compagnie dovrebbero essere utilizzati dei parametri particolarmente intuitivi come per esempio il market share (con particolare attenzione ai gruppi che detengono posizioni di monopolio od oligopolio), il fatturato generato e il numero di utenti che si avvalgono dei servizi per il quali viene richiesta la cessione di informazioni personali.
Le problematiche in discussione non riguarderebbero soltanto il rispetto della privacy ma anche il funzionamento del mercato in un regime di libera concorrenza, a preoccupare la UE vi sarebbe soprattutto il fatto che numerose aziende dipendono dai dati messi a disposizione dalle Big Company e non potrebbero operare senza ricorrere alle piattaforme di queste ultime.