Sarebbe riduttivo ricondurre la recente polemica tra il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e Google ad una semplice questione politica, essa infatti coinvolge anche il sistema utilizzato da Big G per definire la sua SERP (Search Engine Results Page) e di conseguenza pone degli interrogativi sull’efficacia delle tecniche per la SEO (Search Engine Optimization).
Trump ha infatti accusato Mountain View di favorire la visibilità di alcune risorse, caratterizzate da contenuti contrari alla sua amministrazione, quando vengono utilizzate determinate keyword per le ricerche. Se ciò fosse vero molte delle convinzioni riguardanti il funzionamento dell’algoritmo del motore di ricerca sarebbero infondate.
Chiaramente i responsabili di Google hanno deciso di respingere quelle che non hanno esitato a definire delle "illazioni". L’azienda californiana ha poi voluto sottolineare che lo scopo della loro piattaforma è quello di fornire risultati rilevanti in breve tempo, e non di manipolare i dati gestiti per delle finalità politiche.
Nel contempo Big G ha ricordato che i meccanismi che regolano la SERP sono in massima parte automatizzati, gli sviluppatori infatti non agirebbero direttamente sui risultati di ricerca ma sul funzionamento dell’algoritmo che, ogni anno, subirebbe letteralmente centinaia di interventi finalizzati al miglioramento del servizio.
E’ probabile che le parole di Trump, convinto che Mountain View sia un veicolo per le fake news, siano state pronunciate per mettere pressione alle grandi compagni del Web che, presto, saranno protagoniste di un tavolo di trattative su policy e protocolli Internet proprio con l’inquilino della Casa Bianca.