Alcuni giorni fa la Commissione Europea ha deciso di vietare l’uso del social network TikTok a tutti i propri dipendenti. A partire dal 15 marzo 2023 questi ultimi dovranno rimuovere l’applicazione dai propri smartphone, sia quelli utilizzati per lavoro che quelli personali se impiegati per accedere a servizi forniti dalla Commissione stessa.
Tale iniziativa sarebbe stata presa a causa del fatto che l’azienda che gestisce TikTok, ByteDance, è cinese e ha sede a Pechino. Stando alle convinzioni dei commissari essa non potrebbe offrire garanzie sufficienti sulla tutela dei dati memorizzati. Il sospetto è quindi che, in qualche modo, le autorità cinesi possano accedere a questo tipo di informazioni.
Una decisione simile è stata presa anche dalle istituzioni statunitensi e presto potrebbe riguardare anche la Pubblica Amministrazione italiana. A tal proposito Paolo Zangrillo, Ministro per la PA del governo Meloni, starebbe valutando la possibilità di vietare TikTok agli impiegati statali e pubblici per evitare rischi legati alla sicurezza nazionale.
Della questione si starebbe interessando anche il COPASIR, cioè il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che ha tra gli altri compiti anche quello di formulare un parere preventivo (anche se non vincolante) riguardo alle applicazioni e ai servizi digitali che possono essere utilizzati senza pregiudizio per le infrastrutture critiche.
Attualmente le istituzioni del nostro Paese impiegano circa 3.2 milioni di dipendenti ed è molto probabile che buona parte di essi utilizzino TikTok. Zangrillo non si sarebbe ancora espresso sull’opportunità di un divieto per i dispositivi di lavoro o ad uso misto (i cosiddetti device BYOD, "Bring Your Own Device"), ma tale ipotesi sarebbe sul tavolo.