Con l’entrata in vigore della cosiddetta "cookie law" i gestori dei siti Web sono stati obbligati ad informare gli utenti riguardo alla tipologia di cookie utilizzati, all’eventuale impiego di questi ultimi per le attività di profilazione finalizzate al Web marketing e al diritto di bloccarli nel caso in cui si vogliano evitare azioni di tracciamento della navigazione.
Ma quanto è realmente sentito il "problemadei cookie" (se così lo vogliamo definire) dall’utenza italiana? Stando ai risultati di uno studio operato da Teads, azienda operante nel settore del Consent management per l’editoria, soltanto il 2% dei nostri connazionali avrebbe l’abitudine di rifiutare i cookie quando visita un sito Internet.
Questo dato porrebbe la media italiana al di sotto di quella europea che si aggirerebbe invece intorno al 5%. Più severi di noi nei confronti dei cookie sarebbero infatti i Britannici (con il 7%), i Francesi (4%) e gli Olandesi (3%). Saremmo invece a parimerito con gli Spagnoli in un panorama che complessivamente non sembrerebbe particolarmente attento all’argomento.
Sempre per quanto riguarda la media europea, ad oggi il 63% dei progetti editoriali online farebbe ricorso ad una CMP (Consent Management Platform) per adeguarsi alle direttive della cookie law. In questo caso il primato spetterebbe alla Spagna con una diffusione di queste soluzioni pari a quasi l’83%, meno attiva la Penisola con poco più del 60%.
Il fatto che il blocco dei cookie non sia (ancora?) una pratica affermata rappresenta indubbiamente un vantaggio per chiunque punti sulla presenza online per il proprio business e utilizzi l’advertising per la monetizzazione. Una volta informati correttamente gli utenti sulle implicazioni di questo mezzo di profilazione la scelta di accettarlo o meno deve essere lasciata a questi ultimi.