Ormai è chiaro, i giganti delll’High Tech si stanno dividendo in due fazioni contrapposte: di una delle due fanno parte le aziende come Facebook e Google per le quali il trattamento dei dati personali è una parte del core business, all’altra fanno riferimento compagnie come Apple e Microsoft la cui politica commerciale è maggiormente orientata alla distribuzione di hardware e software.
Di recente, uno dei più noti appartenenti alla seconda fazione si è pronunciato in favore di una normativa simile al GDPR anche per il mercato statunitense, parliamo di Tim Cook, CEO della Casa di Cupertino. Ora alle voci di coloro che sostengono questa posizione si sarebbe aggiunta anche quella del massimo dirigente di Redmond, Satya Nadella.
Intervistato dal The Times in occasione dell’evento Future Decoded, quest’ultimo avrebbe confermato che piattaforme come Bing e LinkedIn consentono a Microsoft di raccogliere grandi quantità di dati, tali informazioni non verrebbero però utilizzate per la monetizzazione (come ad esempio per la profilazione ai fini del marketing) ma per migliorare la user experience.
Sempre a parere del CEO, gli utenti dovrebbero essere messi sempre nelle condizioni di decidere quali dati cedere e il modo in cui essi devono essere conservati e manipolati. Ciò dovrebbe accadere soprattutto quando la raccolta ha finalità commerciali, la critica nei confronti di realtà come Menlo Park e Mountain View apparirebbe quindi nemmeno tanto velata.
Ricordando di aver apprezzato sin da subito le nuove regole di cui si è dotata l’Unione Europea per la protezione dei dati personali, Nadella avrebbe affermato che le policy interne a Microsoft in materia sono altrettanto restrittive e che l’azienda non subirebbe alcun danno se esse fossero applicate anche negli USA in seguito ad un’iniziativa istituzionale.