Una recente sentenza emessa dalla Korea Communications Commission potrebbe rappresentare un importante precedente per quanto riguarda le relazioni tra le piattaforme di streaming audio/video on demand e i provider di connessione Internet. Tale pronunciamento dovrebbe risolvere una diatriba risalente al novembre del 2019.
La vicenda ha riguardato nello specifico Netflix e SK Broadband (a sua volta una controllata della coreana SK Telecom), a parere della seconda il gigante fondato da Reed Hastings e Marc Randolph avrebbe dovuto pagare sia per la manutenzione della rete che per l’uso della larghezza di banda utilizzata dagli utenti per la visualizzazione dei contenuti.
Probabilmente lo scontro non si sarebbe mai verificato se Netflix non avesse caricato nel proprio catalogo le serie televisive "D.P" e "Squid Game", queste ultime infatti hanno riscosso un successo tale in Corea del Sud da determinare un’impennata improvvisa del traffico. L’ISP ha quindi ritenuto che la società statunitense dovesse partecipare alle spese.
Stando alla decisione della KCC, la responsabilità della richiesta di traffico da parte degli utenti sarebbe imputabile a Netflix, per questo motivo la compartercipazione agli oneri sarebbe giustificabile. Nello specifico parliamo di un incremento da 50 Gbps a 1.200 (24 volte) nel periodo compreso tra maggio 2018 e settembre dell’anno corrente.
Se questa sentenza dovesse essere confermata anche in appello, Netflix potrebbe dover pagare 23 milioni di dollari per il solo 2020, ma a parere dei suoi legali quello della SK Broadband potrebbe essere interpretato come un tentativo di farsi pagare due volte per lo stesso servizio: la prima dai propri utenti e la seconda da Netflix.