Secondo lo studio intitolato "Digital Defense Report" di Microsoft, nel corso del primo semestre del 2020 il numero di attacchi informatici rivolti contro i network e i dispositivi IoT (Internet of Things) avrebbe registrato un notevole incremento, nel contempo le tecniche di attacco sarebbero diventate molto più efficaci e la difesa dei dati gestiti più complessa.
Confrontando il dato dell’anno corrente con quello relativo allo stesso periodo del 2019 l’aumento degli episodi rilevati sarebbe stato pari al 35%, stesso discorso per quanto riguarda fenomeni come il phishing, le azioni malevole basate sul social engineering e la diffusione di ransomware, tutti favoriti dal maggiore impiego dello smart working verificatosi nella prima metà del 2020.
Non si era strutturalmente preparati per lo smart working
Il passaggio improvviso al lavoro da remoto, spesso effettuato in emergenza e non sulla base di un piano di azione preventivamente definito dalle organizzazione coinvolte, avrebbe portato milioni di lavoratori ad operare da terminali privati o a uso misto non necessariamente sicuri e tramite VPN (Virtual Private Network) costantemente oggetto di tentativi di violazione.
I ransomware sarebbero stati poi la causa principale di intervento per la difesa dell’infrastruttura tecnica tra il luglio dello scorso anno a lo stesso mese del 2020, contestualmente sarebbero stati bloccati circa 13 miliardi di messaggi di posta elettronica, 1 miliardo dei quali appositamente confezionati per la sottrazione di credenziali per l’autenticazione.
Dati alla mano, la Casa di Redmond consiglia alle aziende di collaborare maggiormente con le forze dell’ordine per risalire più velocemente agli autori degli attacchi, a questo proposito l’azienda di Satya Nadella e soci presenta l’esempio della sua Digital Crimes Unit che negli ultimi 10 anni avrebbe contribuito a salvare circa mezzo miliardo di terminali dagli utenti malintenzionati.