La decisione della Casa di Redmond di acquisire la Semantic Machines ha uno scopo ben preciso: rendere le comunicazioni vocali tra esseri umani e macchine molto più naturali di quanto non consentano gli standard attuali. Nonostante le innovazioni rese possibili grazie all’avanzamento delle tecnologie per l’Intelligenza Artifciale, parliamo infatti di soluzioni per molti versi ancora limitate.
Semantic Machines è una compagni californiana, con sede a Berkeley, che concentra il suo lavoro nella ricerca di nuovi strumenti per migliorare il supporto delle macchine al linguaggio naturale. Si tratta sostanzialmente di un impegno multi-settore, perché riguarda vari ambiti che vanno dagli assistenti virtuali alla robotica.
Al centro della strategia di Microsoft vi è naturalmente Azure e il suo ecosistema di servizi, piattaforme e applicazioni distribuiti tramite infrastruttura Cloud. E’ infatti in essa che l’azienda capitanata da Satya Nadella ha investito maggiormente per implementare le sue tecnologie dedicate all’apprendimento automatico.
A tal proposito basterebbe citare il rilascio da parte della società di un framework appositamente dedicato alla realizzazione di chatbot e all’utilizzo di modelli cognitivi (Microsoft Cognitive Services) preconfigurati e personalizzabili. Dal 2016 ad oggi il numero di sviluppatori impegnati nell’utilizzo di questi servizi è cresciuto fino a raggiungere il milione di unità.
A livello organizzativo dopo il passaggio di proprietà non dovrebbero esserci grandi cambiamenti per Semantic Machines, che dovrebbe proseguire il proprio lavoro nella medesima sede e con lo stesso organigramma, ma la disponibilità di capitali e supporto tecnico da dedicare alle ricerche sulla AI sarà nettamente più elevata grazie alle disponibilità di Microsoft.