Le incursioni nel Mar Rosso degli Houthi, miliziani filo-iraniani operanti dallo Yemen, sono ormai note a tutti anche per via del coinvolgimento della Marina italiana a loro contrasto. È invece meno noto l’effetto che le loro azioni di sabotaggio stanno avendo sul traffico Internet. Con interventi ai danni dei cavi sottomarini presenti in quell’area, un’infrastruttura che permette di veicolare circa il 15% del traffico euro-asiatico.
Per la precisione, nei fondali del Mar Rosso sono presenti 15 cavi e quelli sabotati sarebbero fino ad ora quattro: TGN, AAE-1, Seacom ed Europe India Gateway. Nella stessa zona sono in corso i lavori di posa del cavo 2Africa, un’opera che una volta conclusa dovrebbe estendersi per circa 45 mila Km in una direttrice che va da Genova a Gran Canaria dopo aver circumnavigato il continente africano.
Gli interventi di riparazione non sono privi di difficoltà. A questo proposito basti pensare che Seacom, dopo aver confermato il danno al proprio cavo, avrebbe stimato tempi di attesa di circa 8 settimane per il ripristino del servizio. Questo perché l’asset è collocato ad una profondità compresa tra i 150 e 170 metri, senza contare che i tecnici dovrebbero essere chiamati ad agire in una regione al centro di un conflitto armato.
Data l’impossibilità di prevedere gli andamenti futuri è sempre più probabile che gran parte del traffico verrà reindirizzato, soprattutto perché i cavi ora a rischio sono quelli che veicolano dati dall’Asia all’Europa e viceversa. Verranno sfruttate quindi nuove direttrici scegliendo ad esempio il passaggio attraverso la Cina, verso nord, e gli Stati Uniti, verso Est. Ad oggi è inoltre molto difficile prevedere quando e se la situazione tornerà alla normalità.
Gli attacchi degli Houthi alle navi commerciali in transito nel Mar Rosso pongono anche un’altra serie di problemi dal punto di vista tecnologico. Si tratta infatti di un’area fondamentale per il commercio delle materie prime con le quali vengono prodotti i componenti dei dispositivi elettronici. Potrebbero quindi crearsi dei problemi di approvvigionamento con conseguente aumento dei prezzi o addirittura scarsità dell’offerta.