Alberto Ruiz Gallardón, ministro della Giustizia spagnolo, avrebbe recentemente proposto una riforma del codice di procedura penale che consenta alle autorità giudiziarie di installare coattamente trojan nei terminali personali di sospetti o di individui sottoposti a custodia cautelare.
In pratica, la modifica all’attuale legislazione dovrebbe consentire ad un giudice di ordinare l’introduzione di un malware in un dispositivo elettronico (mobile o fisso) nel caso in cui tale iniziativa possa rivelardi utile per informazioni utili ad indagini in corso.
Questa sorta di "virus di stato" non dovrebbe essere installabile per qualsiasi tipologia di reato, ma più precisamente per quelli che prevedono condanne non inferiori ai 3 anni, per quelli ricollegabili ad attività cyber criminali o relativi a minacce di terrorismo internazionale.
Un sistema del genere non potrà che essere causa di preoccupazioni, questo perché l’utilizzo dei terminali è sempre più inserito in un contesto di relazioni sociali, per cui inevitabilmente finirebbero per essere monitorati non soltanto i sospettati, ma anche i loro contatti estranei alle indagini.