Secondo una ricerca operata da Censis e Confcooperative, attualmente le imprese italiane non riuscirebbero a trovare circa 233 mila lavoratori dotati delle competenze digitali necessarie al loro inserimento. Si sarebbe così creata una situazione particolarmente complicata in un momento in cui le aziende vorrebbero approfittare della ripresa che caratterizza il periodo post-pandemia.
Stando alle conclusioni in coda alla rilevazione, il mismatch esistente tra domanda di professionisti skillati digitalmente e la scarsa offerta proveniente dal mercato dal lavoro della Penisola finirebbe per costare non meno di 21 miliardi di euro al sistema Paese. In termini percentuali parliamo di 1.2 punti sul PIL (Prodotto Interno Lordo).
Ad oggi ci si aspetta che grazie alla ripresa in corso la crescita del PIL per l’anno corrente si possa assestare sul 5.9%, un buon risultato anche se non ci permetterà di tornare ai livelli pre-pandemia, si calcola però che se in Italia fossero disponibili lavoratori in possesso della competenze digitali di cui hanno bisogno gli imprenditori tale percentuale potrebbe salire a 7.1 punti.
L’incapacità di incrociare domanda e offerta di lavoro determinerebbe inoltre una sorta di disaffezione verso quest’ultimo, un fenomeno che andrebbe assolutamente evitato considerando il rischio di disoccupazione per 2.3 milioni di persone di cui 1/3 in età giovanile e la presenza di ben 3 milioni di NEET (Neither in Employment or in Education or Training).
In questo momento il Paese avrebbe bisogno in particolare di informatici e di operai estremamente qualificati. A tal proposito il 56% delle imprese che hanno aderito a Federmeccanica avrebbe dichiarato delle difficoltà nel coprire i posti vacanti del proprio organico e nel 58% dei casi si tratterebbe di figure professionali dotate di skill digitali.