La nuova normativa europea per la tutela del diritto d’autore prevede la cosiddetta "link tax", essa riguarda in particolare gli aggregatori di news e introduce la possibilità di imporre una remunerazione da corrispondere agli editori nel caso in cui vengano pubblicati, anche parzialmente, dei contenuti di loro proprietà.
La "link tax" è il risultato di una lunga diatriba che ha visto i produttori di contenuti contrapposti ai grandi colossi del Web impegnati in progetti legati all’informazione sull’attualità. Questi ultimi infatti sono stati accusati più volte di utilizzare indebitamente contributi di terze parti per veicolare traffico verso le proprie piattaforme, il tutto senza riconoscere alcunché in termini di copyright.
Uno degli aggregatori più noti e più utilizzati è senza dubbio Google News, e sarebbe stato proprio il vicepresidente di quest’ultimo, Richard Gingras, ad affermare che in caso di approvazione della "link tax" da parte del Parlamento Europeo non sarà più possibile operare all’interno degli stati membri dell’Unione.
Secondo l’opinione di Gingras l’attività svolta da Google News non potrebbe e non dovrebbe essere tassata, questo perché l’aggregatore non prevede alcuna forma di monetizzazione, non contiene advertising e non propone alcuna forma di fruizione in abbonamento. In sostanza si tratterebbe di un servizio utile agli utenti dal quale Big G non guadagna nulla.
L’eventuale oscuramento di Google News, potrebbe tradursi però in un danno per gli editori. Da questo punto di vista potrebbe essere utile citare l’esperienza della Spagna, Paese dove Google News è già indisponibile da tempo con conseguenze negative in molti casi rilevanti per tutte le testate che ricevevano grandi volumi di traffico da questa piattaforma.