I motori di ricerca come Google sono "neutrali" rispetto all’utente che formula le query o integrano degli algoritmi per adattare i risultati prodotti sulla base di ogni internauta? Secondo i ricercatori dell’Università di Princeton la seconda ipotesi sarebbe attualmente più aderente alla realtà.
Un recente studio avrebbe infatti evidenziato l’esistenza di vere e proprie "bolle di ricerca" all’interno delle quali verrebbe racchiuso ogni utente forse a discapito della sua stessa privacy; tale mecannismo verrebbe adottato anche da altri colossi della Rete come Facebook e Microsoft.
Il funzionamento di tali "bolle" non sarebbe semplice da definire a livello tecnico per via delle diverse implementazioni da parte delle varie case madri, esse però si baserebbero su un semplice criterio di discriminazione basato sull’appartenenza di genere, la razza, l’età e i gusti trapelati attraverso l’attività online.
Tale rilevazione sarebbe stata condotta attraverso la creazione di appositi "bot", dei finti utenti destinati a lasciarsi profilare dagli stessi motori di ricerca; i risultati avrebbero addirittura mostrato la tendenza a visualizzare prezzi diversi per i prodotti a seconda dell’internauta convolto.