La recente emergenza pandemica ha costretto milioni di lavoratori ad entrare in modalità smart working (o più in generale in remote working se si considera anche il telelavoro) e a lavorare da luoghi diversi rispetto ai propri uffici. Tale cambiamento potrebbe divenire strutturale in quanto i benefici derivanti da questo approccio risultano ora particolarmente evidenti.
Grazie allo smart working le aziende risparmiano sugli affitti, i dipendenti non devono affrontare spostamenti continui e spesso stressanti, la produttività tende ad aumentare e, oggi come oggi, si limitano i rischi di tipo sanitario. In molti però si sono chiesti chi dovesse sopportare i costi di tale migrazione, ad esempio: chi dovrebbe pagare per le connessioni utilizzate durante il lavoro?
In Germania la discussione a riguardo sembrerebbe orientata a sviluppare una politica di incentivi che non faccia pesare i costi interamente sui dipendenti, per questo motivo i due principali partiti politici del Paese (SPD e CSU) si sarebbero trovati concordi nel promuovere una proposta per l’assegnazione di un bonus di 5 euro al giorno a chi lavora da remoto.
Per il momento tale misura non sarebbe stata ancora approvata e il confronto in atto su di essa riguarderebbe soprattutto il numero di giorni per i quali corrispondere il bonus, l’intenzione attuale dovrebbe essere quella di corrispondere un massimo di 500 euro per un totale di 100 giorni lavorativi ma il tetto potrebbe essere esteso fino a 120 giorni.
Deutsche Bank: più tasse per il remote working
Di parere completamente opposto sarebbe invece il più noto istituto di credito della Germania, la Deutsche Bank, secondo i cui vertici la possibilità di lavorare dalla propria abitazione dovrebbe essere ritenuta un privilegio di cui solo alcune figure professionali possono godere. Chi opera in smart working dovrebbe quindi pagare più tasse di chi invece è costretto a recarsi nella propria sede lavorativa.