Sviluppatori e software house di terze parti avranno la possibilità di realizzare applicazioni che riproducono funzionalità già presenti su Facebook. A confermarlo è stato lo stesso social network tramite un post pubblicato nelle scorse ore dove è stata annunciata l’abolizione della sezione 4.1 delle Dev policy che, di fatto, impediva l’implementazione di queste particolari feature.
La disposizione ora abrogata è stata sicuramente una delle più contestate tra quelle imposte da Menlo Park ai coders, almeno ufficialmente essa era stata introdotta per obbligare questi ultimi ad implementare nuove funzionalità in modo da rendere la user experience quanto più varia e completa possibile. Secondo alcuni analisti le motivazioni che avevano portato alla definizione della sezione 4.1 sarebbero state però ben altre.
Diverse applicazioni molto note, come per esempio Vine e MessageMe, si sarebbero ritrovate escluse dall’accesso ale API (Application Programming Interface) proprio perché il loro core business era troppo simile a quello proposto dal Sito in Blue: riunire le persone attorno a dei contenuti condivisi. Sarebbe poi per lo stesso motivo per il quale, nel tempo, Facebook ha acquisito la proprietà di diversi potenziali concorrenti.
Cosa cambierà ora, con questo cambio di rotta da parte di Mark Zuckerberg e soci? La novità più importante riguarda certamente la possibilità di sfruttare le interfacce per la programmazione correlate alla ricerca di contatti, ciò consentirà di creare più facilmente delle nuove community intorno alle applicazioni di terze parti.
Andrebbe inoltre sottolineato che l’abolizione delle policy precedentemente in vigore avrà effetto retroattivo, ne consegue che tutti gli sviluppatori che nel corso degli anni si sono visti respingere il proprio progetto potranno riproporlo al sistema di selezione del social, in modo che venga sottoposto ad una nuova revisione ed eventualmente approvato.