David Ginsberg, responsabile della divisione ricerca di Menlo Park, e Moira Burke, ricercatrice dello stesso gruppo, avrebbero recentemente ammesso in un post (pubblicato direttamente su Facebook) che l’uso passivo dei social network potrebbe risultare dannoso, rendendo i frequentatori di tali piattaforme più tristi.
Alla base di tali affermazioni vi sarebbero i risultati di una rilevazione svolta internamente al servizio secondo i quali la lettura prolungata dei contenuti porterebbe ad un decadimento dell’umore se non associata ad interazioni con gli altri utenti. Insomma, il consiglio non è certo quello di non utilizzare Facebook, semmai quello di sfruttarlo, appunto, per socializzare.
Quanto sottolineato da tale ricerca, svolta in collaborazione con l’Università del Michigan, verrebbe confermato da un’altro studio portato avanti dall’UC San Diego e dall’Università di Yale. Esso avrebbe evidenziato che chi clicca più frequentamente sui collegamenti, o gradisce maggiormente i messaggi postati, tenderebbe a sviluppare uno stato mentale più sofferente.
Allontanarsi dai social network non servirebbe però a migliorare il proprio umore e contribuirebbe invece ad accentuare la sensazione di isolamento, le persone più felici sembrerebbero essere al contrario quelle che si confrontano con il resto della community, in particolare che ne approfitta per comunicare con i propri cari, amici e parenti.
Più che di un’assunzione di responsabilità, quella di Facebook sembrerebbe essere quindi un’iniziativa volta a scagionare la creatura di Mark Zuckerberg; a parere dei suoi portavoce infatti, il dito non andrebbe puntato contro la piattaforme, ma contro gli usi sbagliati che spesso ne fanno gli individui, comportamenti non di rado in grado di favorire l’insorgere di stati depressivi.