Si è diffusa in questi giorni la notizia circa una "strana" abitudine che si sta diffondendo nelle aziende USA (ma non solo) di chiedere, in sede di colloquio di lavoro, la password dell’account Facebook prima di assumere un nuovo dipendente. Con questa pratica, in sostanza, le aziende vorrebbero arrogarsi il diritto di ficcanasare nella vita privata dei loro dipendenti, con la scusa di conoscerli meglio evitando, così, brutte sorprese.
Il sito in blue, capitanato da Mark Zuckerberg, non ha mancato, come forse era prevedibile, di far sentire la propria voce. Secondo i portavoce di Facebook, infatti, tale prassi sarebbe ampiamente da condannare in quanto non solo sarebbe evidentemente lesiva del sacrosanto diritto alla riservatezza delle persone, ma implicherebbe anche delle evidenti conseguenze sul piano legale.
Nel suo comunicato, più precisamente, l’azienda di Palo Alto sostiene che la consegna della password del account "indebolisce le aspettative di privacy e la sicurezza sia dell’utente che degli amici dell’utente", ma non solo, costituirebbe anche un atto illecito legalmente sanzionabile: "abbiamo inserito nei termini di servizio di Facebook che la cessione di password rappresenta una violazione".
Negli Stati Uniti il fenomeno avrebbe assunto dimensioni talmente rilevanti che sarebbero allo studio delle apposite leggi per fermarlo. La speranza è che simili pazzie non arrivino anche da noi, in quanto credo sia assolutamente vergognoso che un’azienda si permetta una simile intromissione nella vita privata dei suoi collaboratori, dovendo essere ben altri i parametri di valutazione da prendere in considerazione in vista di una possibile assunzione.