Dalle nostre parti le chiamiamo "catene di Sant’Antonio" mentre in Inglese viene utilizzata una locuzione più tecnic: "engagement bait", si tratta di quei contenuti che vengono diffusi con i social media corredati da inviti a cliccare, condividere, votare, citare e taggare. Ed è poprio contro questi ultimi che i responsabili di Facebook hanno deciso di intervenire.
L’obbiettivo di Mark Zuckerberg e soci è quello di incentivare la pubblicazione di contributi personali o informativi di valore, quindi in grado di rendere più interessante la lettura di quanto presente nel news feed; gli altri, ivi compresi quelli mirati al puro engagement bait, verranno invece penalizzati e risulteranno meno visibili.
Stando a quanto riportato dall’Operations Integrity Specialist Henry Silverman e dall’ingegnere Lin Huang, i controlli finalizzati a limitare le catene di Sant’Antonio saranno affidati ad un algoritmo di machine learning; gli sviluppatori di Menlo Park avrebbero infatti già implementato un pattern con il quale smascherare facilmente le attività di engagement bait.
Per produrre tale modello sarebbero stati analizzati centinaia di migliaia di contenuti creati con il solo fine di ottenere reazioni guidate. Parliamo quindi di un meccanismo del tutto automatizzato, il cui compito sarà plausibilmente reso molto più facile dalla presenza di schemi comportamentali ripetitivi che caratterizzano il fenomeno descritto.
Il rischio per le pagine che non rispetteranno le policy del Sito in Blue, e di conseguenza nper il loro gestori, è quello di veder crollare rapidamente il proprio "reach organico", cioè significa che potrebbero subire una notevole diminuzione delle interazioni generate senza il ricorso alle promozioni pubblicitarie.