Il rapporto intitolato "Notes from the Ai frontier: Tackling Europes gap in digital and Ai" di McKinsey & Company stima che eventuali investimenti a favore di tecnologie per l’Intelligenza Artificiale potrebbe portare i 28 stati mebri dell’Unione Europea a sviluppare un giro d’affari pari a 2.700 miliardi di dollari entro il prossimo decennio.
Parliamo quindi di una crescita del Prodotto Interno Lordo pari al 19% entro il 2030, questo senza considerare le ripercussioni positive sul mercato del lavoro, il miglioramento della qualità della vita dovuto all’utilizzo pervasivo dell’AI e la possibilità per il Vecchio Continente di colmare il divario tecnologico che lo separa dagli Stati Uniti.
L’attuale ritardo del Vecchio Continente è infatti certificabile tramite un semplice confronto: attualmente il digitale contribuisce per il 3.4% al PIL generato in USA, per il 2.2% a quello cinese e soltanto all’1.5% di quello europeo. Il gap è ancora più evidente per il nostro Paese dove tale quota scende ad appena 1.2 punti percentuali.
A ciò si aggiunga che considerando le 30 maggiori aziende tecnologiche del Pianeta soltanto 2 avrebbero sede in Europa e il Vecchio Continente ospiterebbe appena il 10% delle cosiddette "unicorn", cioè società altamente innovative la cui capitalizzazione supera il miliardo di dollari. Ancora peggiori le notizie riguardanti la propensione all’investimento.
Da questo punto di vista infatti si sarebbe osservato che negli USA gli investimeni pro capite in AI sarebbero pari a 220 euro, in ambito UE le cifre sarebbero invece molto più basse, con paesi come la Svezia che arriverebbero a quota 123 fino alla Penisola dove i soli 3 euro spesi per cittadino evidenzierebbero l’assoluta marginalità di questo settore.