Nelle scorse ore alcune delle criptovalute più popolari hanno subito considerevoli perdite di valore, tanto da ritornare quasi improvvisamente su livelli che non si registravano da mesi: -44% per ethereum, -40% per bitcoin, -35% per dogecoin e addirittura -55% per binance coin. Nel complesso il market cap dell’intero settore si sarebbe quasi dimezzato perdendo circa mille miliardi di dollari.
Quali potrebbero essere le cause di questo vero e proprio terremoto per i portafogli degli investitori? Per una volta Elon Musk, chiamato spesso in causa quando si verificano delle fluttuazioni considerevoli, non avrebbe alcuna responsabilità (o quasi) e l’origine del problema dovrebbe essere ricercata nelle decisioni delle autorità bancarie cinesi.
Di recente Tesla Motors, compagnia automobilistica di proprietà del già citato Musk, ha deciso di non accettare più bitcoin per l’acquisto delle proprie auto. Tale iniziativa era stata motivata facendo riferimento al forte impatto ambientale generato dal mining ma, nonostante l’importanza della compagnia, non giustificherebbe da sola il crollo delle criptovalute registratosi di recente.
Ben più importanti invece le disposizioni di alcune delle maggiori agenzie cinesi di vigilanza bancaria e monetaria (China Banking Association, National Internet Finance Association of China e Payment and Clearing Association of China) che di fatto avrebbero sconsigliato l’utilizzo delle criptovalute come mezzo di pagamento, trading o conversione tra valute da parte di privati.
Non è comunque la prima volta che da Pechino giungono notizie in grado di stravolgere un mercato già di per sé esposto ai cambiamenti repentini. A tal proposito basterebbe citare quanto avvenuto nel 2017, quando i responsabili della People’s Bank of China stabilì la chiusura di tutti gli exchange operanti all’interno del Paese asiatico.