Secondo alcune rivelazioni dell’ex dipendente di Mozilla Jonathan Nightingale, nel corso degli ultimi anni Mountain View avrebbe agito in modo da danneggiare Firefox e le sue quote di mercato con l’obbiettivo di estendere il market share del browser Web Google Chrome. Tale strategia sarebbe stata perpetrata anche tramite l’introduzione di bug selettivi nelle piattaforme che compongono il network di Big G.
Se l’obbiettivo di Google era quello di rendere Chrome l’applicazione più popolare al mondo per la navigazione Internet, esso è stato sicuramente raggiunto: il browser dell’azienda californiana vanterebbe oggi una quota di mercato pari al 60% contro un risicato 4% di Firefox. Per Nightingale tale risultato sarebbe stato però raggiunto anche tramite un’opera di "sabotaggio" a danno della soluzione concorrente.
Stando alla sua testimonianza, quando egli iniziò a lavorare per Mozilla nel 2007 i collaboratori di Big G erano degli utilizzatori entusiasti di Firefox. Una volta creato e lanciato Chrome, Google non rinunciò ai suoi accordi con la Fondazione per quanto riguarda le ricerche, ma con il tempo i rapporti tra le due parti avrebbero cominciato a deteriorarsi.
A riprova dei suoi sospetti Nightingale avrebbe citato alcune problematiche registrate durante l’impiego di servizi come ad esempio Google Docs (il quale presenterebbe problemi di fruizione ai soli utilizzatori di Firefox) e di annunci pubblicitari che invitavano all’utilizzo di Chrome nei risultati delle ricerche riguardanti l’applicazione di Mozilla.
I malfunzionamenti citati avrebbero costretto gli sviluppatori di Firefox ad impegnare tempo e risorse nella risoluzione di questi bug che riguardavano specificatamente l’accesso al network di Mountain View. Le stesse energie si sarebbero potute impiegare invece per migliorare il browser, renderlo più concorrenziale e difendere la quota di mercato precedentemente conquistata.