Il blocco dell’AutoPlay è soltanto una delle novità recentemente inserite nel browser Google Chrome per migliorare l’esperienza degli utilizzatori in fase di navigazione, l’impossibilità di riprodurre automaticamente i contenuti nelle pagine Web potrebbe però rappresentare un danno per due categorie di operatori della Rete: gli advertiser e gli sviluppatori.
Le proteste più accese delle ultime ore proverrebbero in particolare dai developer che realizzano soluzioni per il gaming in-browser. Di fatto il blocco dell’AutoPlay si starebbe rivelando un vero e proprio ostacolo per la corretta esecuzione dei titoli pubblicati online, ciò alla lunga potrebbe infastidire gli utilizzatori con risultati negativi per il giro d’affari di un segmento economicamente importante.
I problemi evidenziati sarebbero quindi di carattere tecnico, con particolare riferimento all’algoritmo che regola in cosiddetto Media Engagement Index. Quest’ultimo infatti impone il blocco dei contenuti sulla base di fattori come per esempio il peso di questi ultimi, più un elemento è a rischio di danneggiare la user experience maggiori sono le possibilità che possa essere bloccato.
Il MEI adotta criteri che, almeno nelle intenzioni, vorrebbero essere oggettivi: se un contenuto non viene considerato rilevante per la navigazione è molto probabile che non venga caricato. Stesso discorso per ciò che richiede tempi prolungati per la sua fruizione o per i contenuti che sono stati collocati in posizioni "non centrali" all’interno di una pagina Internet.
Rispondendo alle critiche degli sviluppatori, Mounatin View ha fornito loro alcuni consigli per evitare il blocco dell’AutoPlay, come per esempio l’utilizzo dell’interfaccia di programmazione WebAudio che non viene ritenuta invasiva dall’MEI. Per i developer si tratterebbe però di intervenire pesantemente sul codice delle proprie applicazioni.