La data literacy, o alfabetizzazione dei dati, è sostanzialmente la capacità di leggere i dati, analizzarli e comunicarli. Parliamo di una skill particolarmente utile in tutti i casi in cui si ha la necessità di comunicare con una macchina o di interagire con i dati stessi al fine di renderli comprensibili ad altri o di prendere delle decisioni utili per il propri business.
Secondo quanto riportato in uno studio condotto da Qlik e The Future Labs, ben l’85% dei dirigenti sarebbe convinto che entro il 2030 questa competenza sarà importante quanto l’utilizzo dei computer e si rivelerà in assoluto la più ricercata dalle aziende. A tale tendenza dovrebbe contribuire anche un utilizzo sempre più diffuso delle tecnologie basate sull’AI.
Maggiori guadagni e possibilità di trovare lavoro per chi ha competenze di data literacy
La data literacy non sarà utile soltanto per trovare più facilmente lavoro nel corso di questo decennio, ma anche per godere di retribuzioni maggiori. A tal proposito è utile osservare come la maggior parte dei manager intervistati durante la ricerca si sarebbe detto disposto a pagare stipendi superiori fino al 26% per dipendenti competenti in alfabetizzazione dei dati.
Anche la data literacy richiede però formazione specialistica e questa non verrebbe sempre fornita in modo adeguato. Nel corso dell’ultimo anno il 35% dei lavoratori avrebbe lasciato l’azienda in cui operava proprio per via delle scarse opportunità di aggiornamento professionale e per 1/5 dei dipendenti le iniziative dei propri datori di lavoro per la formazione non sarebbero sufficienti.
Ad essere sempre più ricercata dalle imprese sarebbe anche la figura del CIO (Chief Automation Officer), il 40% dei top manager sarebbe intenzionato infatti ad integrarne uno nella propria azienda entro il prossimo triennio, mentre considerando un arco temporale di 10 anni questo dato salirebbe addirittura a ben 99 punti percentuali.