Il World Economic Forum ha recentemente pubblicato il rapporto "The Future of Jobs 2020" nel quale si stima che da oggi al 2025 l’automatizzazione dei processi produttivi e la robotizzazione potrebbero portare ad una perdita pari a circa 85 milioni di posti di lavoro. Da questo punto di vista l’attuale emergenza pandemica potrebbe determinare un’ulteriore accelerazione.
Nel complesso questo fenomeno dovrebbe coinvolgere 26 diversi Paesi e 15 settori, interessando in particolare le aziende di medie e grandi dimensioni, le notizie non sarebbero però tutte negative in quanto il saldo tra posti di lavoro perduti e nuovi ruoli creati dovrebbe essere in favore di questi ultimi, con ben 97 milioni di unità addizionali.
Oltre ad una sempre maggiore automatizzazione dovremmo assistere anche ad una diffusione sempre più accentuata del remote working, il 50% dei dirigenti intervistati avrebbe infatti affermato di voler destinare almeno la metà delle mansioni a robot e algoritmi così come di destinare il 44% dei proprio impiegati al telelavoro lontano dagli uffici.
In Italia si preferirebbe investire in automazione, robot e remote working piuttosto che in risorse umane e formazione
Da sottolineare il dato italiano, con ben l’80% del campione che sarebbe intenzionato a sostituire lavoratori con sistemi di automatizzazione e a sfruttare tutti i vantaggi derivanti dal remote working. Soltanto il 40% starebbe progettando di riqualificare i propri collaboratori evidenziando quanto tale strategia sia spesso orientata ad un’ottimizzazione dei costi.
A livello globale soltanto il 34% dei dirigenti interpellati avrebbe in programma di effettuare nuove assunzioni in vista di una maggiore integrazione di strumenti tecnologici in azienda, il 41% sarebbe alla ricerca di profili professionali ad elevata specializzazione mentre il 43% avrebbe già previsto tagli del personale in seguito all’automatizzazione del lavoro.