Volendo intervenire in prima persona contro le polemiche suscitate dallo scandalo Datagate e alla presunta connivenza tra colossi del Web ed NSA (National Security Agency), la Casa di Cupertino ha rivelato alcuni particolari sulle richieste di accesso ai dati ricevute da Washington.
Consegnando la sua testimonianza ad un report, Apple ha comunque sottolineato che l’argomento non potrebbe essere trattato se non a larghe linee in quanto ricollegato alla riservatezza delle indagini; come tutte le aziende anche la Mela Morsicata agirebbe solo in seguito ad ordinanze giudiziarie.
In pratica, nel periodo compreso tra il gennaio e il giugno 2013, Tim Cook e soci avrebbero ricevuto circa 2 mila richieste per la cessione dei dati di non più di 3 mila account; questo per quanto riguarda gli Stati Uniti, i casi relativi alla Penisola sarebbero soltanto una sessantina.
Numeri molto contenuti, troppo bassi per alcuni analisti, ma da Cupertino ci tengono a far sapere di non essere un’azienda che "vive" della raccolta di informazioni personali; nella maggior parte dei casi le richieste pervenute riguarderebbero smartphone e tablet smarriti.