Apple ha deciso di autorizzare la compravendita di NFT (Non-Fungible Token) tramite il marketplace App Store, una notizia positiva per chi desidera operare in questo mercato ma che arriva insieme ad una politica sulle commissioni fortemente sbilanciata a favore dell’azienda californiana. Parliamo infatti del 30% sul costo di ogni singola transazione.
Quali potrebbero essere le ragioni di una commissione così elevata? Le ipotesi formulate nel corso delle ultime ore in Rete sono tantissime, alcune quasi "complottische" come per esempio quella secondo cui la Casa di Cupertino si sia trovata costretta ad aprire il proprio ecosistema agli NFT ma abbia in realtà l’intenzione di danneggiarlo.
Chiaramente le prime lamentele sarebbero arrivate dagli sviluppatori che realizzano applicazioni per gli NFT, per i quali il giro d’affari potrebbe assottigliarsi notevolmente. In alcuni casi si sarebbe fatto riferimento alla possibilità che l’azienda voglia colpire indirettamente il settore delle criptovalute per favorire il sistema di pagamento Apple Pay.
Nello stesso modo una commissione del 30% potrebbe rappresentare un disincentivo per tutti coloro che operano direttamente nel mercato degli NFT, come per esempio i collezionisti di token virtuali, questo perché sono disponibili delle piattaforme alternative (basti pensare ad OpenSea) che permettono di bypassare il circuito della App per iOS.
Un altro settore che potrebbe pagare il prezzo della decisione di Tim Cook e soci potrebbe essere quello delle startup nate intorno al fenomeno degli NFT, queste ultime infatti vedevano in iOS un ambiente in cui lanciare prodotti e servizi mentre ora si troverebbero quasi impossibilitate ad operare a causa di margini di profitto potenzialmente molto ristretti.