Dopo Microsoft e Google che hanno deciso di rinunciare rispettivamente al 5% e al 6% della propria forza lavoro, anche il colosso dello streaming audio online Spotify avrebbe pianificato un’importante campagna di licenziamenti che, date le dimensioni della compagnia scandinava, coinvolgerà naturalmente un minor numero di persone.
Nel complesso i lavoratori coinvolti dovrebbero essere circa 600 per un totale del 6% rispetto ai dipendenti attualmente operanti nella compagnia, Spotify conta infatti 9.800 impiegati distribuiti in diversi Paesi del mondo. Daniel Ek, CEO della società, avrebbe già provveduto a contattare via e-mail quelli che dovranno abbandonare il loro posto.
A rinunciare alla sua carica sarà anche Dawn Ostroff, ormai ex CCO (Chief Content Officer) del gruppo di Stoccolma. Il suo ruolo era comunque in discussione da tempo, soprattutto per la decisione di accogliere il catalogo del musicista canadese Neil Young le cui polemiche contro alcuni streaming avevano creato delle frizioni tra Spotify e l’etichetta discografica Warner.
Dawn Ostroff sarebbe stato protagonista anche dell’allontanamento dello YouTuber Joe Rogan. Quest’ultimo è infatti moloto celebre per i suoi podcast con personaggi famosi e milioni di ascoltatori, ma la sua relazione con Spotify era peggiorata quando durante uno dei suoi interventi aveva ospitato sostenitori delle teorie NoVAX contro il COVID-19.
I licenziamenti di Spotify arrivano dopo una serie di iniziative simili da parte di altri protagonisti dell’High Tech (si potrebbero fare anche i nomi di Amazon e di Meta). Dato il clima di imitazione che si sta generando, soprattutto su pressione degli azionisti, è facile pensare che nel prossimo futuro altre grandi aziende prenderanno decisioni simili.