Sono tempi duri per i cyberlocker, il panorama corrente ormai risulta abbastanza chiaro: o uno storage service fa riferimento ad una importante realtà dell’High Tech in cui (quasi) ogni singolo file viene sottoposto a feroci controlli, o si rischia di finire omologati, qualche volta a ragione, nella schiera dei sostenitori della pirateria.
Accade così che anche una piattaforma utilizzata da milioni di sharers come Hotfile finisca nel mirino della MPAA (Motion Picture Association of America), quest’ultima avrebbe infatti inviato i suoi avvocati presso una corte distrettuale dello stato della Florida per presentare un’istanza di chiusura del servizio.
I portavoce della nota associazione a cui fanno capo alcuni degli studi cinematrografici più importanti degli USA, avrebbero affermato che Hotfile sarebbe da considerarsi responsabile della condivisione illegale di un numero imprecisato di contenuti protetti da diritti d’autore; un’accusa che negli Stati Uniti può costare milioni di dollari in sanzioni e anni di galera.
Curiosamente, ma forse neanche tanto, la posizione dell’MPAA non sarebbe basata tanto su prove concrete, quanto su un’ipotesi: se milioni di persone condividono lo stesso file, quel contenuto non potrà che essere materiale protetto da copyright che viene distribuito senza alcuna autorizzazione da parte degli autori e degli editori.