Come confermato in un comunicato pubblicato nelle scorse ore dalla compagnia, Airbnb avrebbe perfezionato un accordo con l’Agenzia delle Entrate che la porterà a pagare 576 milioni di euro per il versamento della cosiddetta "cedolare secca". Il regime che prevede un’imposta sostitutiva dell’Irpef e delle addizionali legate al reddito generato da un immobile.
L’accordo riguarderebbe nello specifico il periodo che va dal 2017 al 2021, mentre sarebbe in corso un confronto per quanto riguarda il biennio 2022-2023. La cifra pattuita consisterebbe in 353 milioni di euro per il mancato versamento delle imposte, 174 per le sanzioni amministrative e i restanti 49 milioni per gli interessi maturati a favore del Fisco italiano.
La vicenda ha origine da un sequestro di 779 milioni di euro operato a novembre 2023 dalle Fiamme Gialle. Ad Airbnb Ireland, filiale europea della compagnia di San Francisco, sarebbe stato contestato il mancato versamento della cedolare secca per i canoni di locazione corrisposti agli Host che hanno operato attraverso la piattaforma nel periodo considerato.
Airbnb avrebbe agito in questo modo nella convinzione di non dover agire come sostitito d’imposta in luogo dei locatori privati. Parliamo quindi di operatori dell’accoglienza che non sono titolari di una partita IVA, che non forniscono servizi aggiuntivi oltre alla locazione breve e che mettono a disposizione un massimo di quattro abitazioni ciascuno.
Per quanto riguarda gli Host, questi ultimi non parteciperanno in solido al pagamento somma pattuita che sarà invece a carico di Airbnb. Per evitare ulteriori contestazioni verrà implmentata una funzionalità per l’applicazione automatica delle ritenuta. Si ricorda inoltre che, secondo quanto previsto dall’ultima Legge di Bilancio, la cedolare breve per la locazione di più abitazioni potrebbe passare presto al 26%.