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Facebook censura Tsu

Tsu è un social network molto particolare, funziona in linea generale come altre piattaforme per l’interazione tra utenti come per esempio Facebook e Twitter, ma ha dalla sua una caratteristica particolarmente attraente: gli iscritti infatti hanno la possibilità di guadagnare con i post monetizzando la propria presenza online.

Il crescente successo di Tsu, che per il momento non ha ancora una localizzazione italiana, potrebbe aver creato qualche preoccupazione per i vertici di Manlo Park, motivo per il quale Mark Zuckerberg e soci potrebbero essere decisi a bannare qualsiasi contenuto proveniente da quello che si starebbe trasformando in un pericoloso concorrente.

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Tale iniziativa, da alcuni letta forse non a torto come palesemente censoria, non riguarderebbe soltanto le pagine del Sito in Blue che da sempre vivono anche della pubblicazione di contenuti di terze parti, ma persino altre applicazioni appartenenti anch’esse al network di Facebook, come per esempio Messenger e Instagram.

Per Tsu l’allontamento forzato da un social network che conta circa 1.5 miliardi di iscritti potrebbe rappresentare un colpo mortale, esso infatti è nato per la valorizzazione della visibilità online e, ad oggi, quest’ultima potrebbe essere considerata irraggiungibile senza una presenza costante nel news feed di Facebook.

Tsu in effetti fa quello che il Sito in Blue non ha mai fatto e voluto fare, cioè condividere i propri ricavi con l’utenza ringraziandola per il suo fondamentale contributo al successo del progetto; un modello di business inviso ai social network tradizionali che, se si dovesse affermare, potrebbe costringere molte grandi realtà del Web ad adeguarsi.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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