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ChatGPT può fare tutto? Prova a chiedergli che ore sono..

Quando si interagisce con un’AI, come quella che permette a ChatGPT di conversare con noi in modo simile a quanto faremmo con un essere umano, il minimo che ci aspetteremmo è che essa sia in grado di comunicarci l’ora esatta. Questo però non succede. Al prompt: “Che ore sono?“, l’intelligenza artificiale di OpenAI risponde con un deludente: “Non ho accesso all’orologio del tuo dispositivo e non posso vedere l’ora esatta in tempo reale. Se vuoi, puoi dirmi il tuo fuso orario e ti calcolo subito l’ora corrente!“. Cerchiamo quindi di capire perché.

Perché ChatGPT non sa che ore sono

Questo limite, apparentemente banale, rivela molto sulla natura e sull’architettura tecnica dei modelli generativi di AI.

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Quando un utente chiede a ChatGPT che ore sono, il chatbot risponde di non avere accesso all’orologio del dispositivo né alla posizione geografica dell’utente. Anche se si specifica una città o un fuso orario, il sistema non è in grado di consultare un servizio esterno per ottenere l’ora corrente. Il motivo è semplice: ChatGPT non è connesso a un orologio in tempo reale. A differenza di computer e smartphone, che dispongono di chip dedicati alla gestione del tempo, i modelli linguistici non possiedono alcuna integrazione hardware o sincronizzazione automatica.

Questa lacuna è stata discussa di frequente su forum come Reddit, dove alcuni utenti hanno osservato che non riuscire a dire l’ora danneggia la “reputazione” dei modelli generativi. Il problema non deriva però da un errore ma da una scelta di progettazione.

I modelli generativi non “sanno” ma “predicono”

Modelli come ChatGPT, Gemini di Google e Claude di Anthropic sono progettati per generare testi e risposte basandosi su enormi quantità di dati linguistici preesistenti. Il loro compito è quello di predire la risposta più probabile, non di accedere a informazioni aggiornate in tempo reale. Possono recuperare dati dinamici come meteo, notizie o orari solo tramite un collegamento a internet o a moduli esterni.

I chatbot generativi “non sanno” che ore sono perché non sono progettati per misurare o monitorare eventi in corso, ma per interpretare e produrre il linguaggio in modo predittivo. Questa distinzione evidenzia ancora una volta la differenza tra l’intelligenza artificiale generativa e gli assistenti virtuali “tradizionali” che funzionano in base a query e dati sincronizzati.

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Claudio Garau
Claudio Garau
Web developer, programmatore, Database Administrator, Linux Admin, docente e copywriter specializzato in contenuti sulle tecnologie orientate a Web, mobile, Cybersecurity e Digital Marketing per sviluppatori, PA e imprese.

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