Fare lo "YouTuber" è divenuto per molti creator un vero e proprio mestiere con cui pagare le bollette, mandare avanti la famiglia e, in un numero ridotto di casi, vantare guadagni a sei zeri. Visualizzazioni, tempi di permanenza e iscrizioni ai canali sono diventati quindi fondamentali per la monetizzazione, una necessità che in alcuni casi si è però scontrata con il buonsenso.
Cominciamo dall’inizio: nelle scorse settimane Netflix ha inserito nel suo catalogo video il film di fantascianza "Bird Box". In esso si racconta la storia di un gruppo di persone, in particolare di una madre interpretata dall’attrice Sandra Bullock, costrette a circolare bendate per evitare la vista di un’entità in grado di portare gli esseri umani al suicidio.
Da qui è nata su YouTube la "Bird Box Challenge", una sfida che consiste nel filmarsi mentre si cammina in strada, ci si reca nei negozi o si fa qualsiasi cosa (persino guidare l’auto) da bendati. Inutile dire che le conseguenze nefaste non sono mancate e che la ricerca della viralità ha portato a più di un incidente, come accaduto precedentemente in casi simili.
I responsabili della piattaforma di streaming hanno così deciso di arginare il fenomeno introducendo tra le sue policy un capitolo dedicato a "Dangerous challenges and pranks", stabilendo che qualsiasi video nel quale vengono riprese sfide o scherzi pericolosi verranno bannati e non saranno supportati da alcuna forma di monetizzazione.
Rientrano in questa categoria gli scherzi in cui la vittima crede di correre un rischio per la sua incolumità, le istruzioni per la realizzazione di esplosivi, gli atti che potrebbero causare infortuni, gli scherzi che potrebbero creare disagio nei bambini e qualsiasi contest che incoraggi comportamenti in grado di provocare rischi a livello fisico.